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Harold Bloom
Agone
Collana:
l'alingua
pp 348 15,49 €
Anno pubblicazione: 1985
ISBN: 8877702172
Potrebbe sembrare un'anomalia un libro che si presenti come un'unità nel disegno e nel tema e invece includa capitoli sull'antica religione dello gnosticismo, su Freud, Emerson, Whitman e Hart Crane, sulle prospettive culturali ebraico-americane e anche sulle teorie dell'autore intorno al fantastico, al sublime, alla poesia e alla sua interpretazione. Che cosa, al di là del personalismo aggressivo dell'autore, può tenere insieme una gamma così eclettica? Se respingo la taccia di eclettico, non cercherei però di confutare l'accusa che il libro tenti di trascendere quella che solitamente viene considerata teoria letteraria e la sua elaborazione in critica pratica. L'argomento del libro è il revisionismo, che nella vita di ciascuno, nella società e nelle istituzioni, nelle religioni, nelle arti e nelle scienze e in tutte le discipline accademiche è sempre un processo feroce per quanto lo si dissimuli entro i codici della civiltà. Il revisionismo, non già la rimozione o la presunta sublimazione, è quel disagio della civiltà che Freud ha esplorato con grande acume. Ma che cos'è il revisionismo? A questo interrogativo il libro cerca di fornire risposte parziali puntando, nei vari capitoli, a una teoria del revisionismo che l'autore spera di arrivare un giorno a scrivere. (Dalla Prefazione) |
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Culmine della serie dei libri di Bloom, Agone, che porta il sottotitolo Verso una teoria del revisionismo, espone la teoria, controversa e originalissima, di come i processi revisionari operino in poesia, critica, religione, psicanalisi o in altre arti e discipline. Ampliando la teoria presentata nei libri precedenti, Bloom considera il revisionismo un contesto di pulsioni artistiche e morali contrastanti. Questa originale prospettiva teoretica serve da fondazione per un ricco riesame di Freud, dell'eterodossa religione dello gnosticismo, di modi letterari come il fantastico e il sublime, e di quella sequenza di scrittori americani che va da Emerson, Whitman, Wallace Stevens a Hart Crane e John Ashbery. Accanto a questi temi, c'è l'esplorazione che il critico fa della propria tradizione revisionaria. Bloom enfatizza la differenza fra le pose critiche americane e quelle delle scuole inglesi e del continente europeo, e ricerca continuità non solo con il passato letterario e culturale ma anche con il futuro. Intento finale del libro è l’esame del dilemma culturale ebraico americano, che l'autore condivide e spera di contribuire a chiarire. |
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