Una novità assoluta rispetto alla lettura delle fiabe finora compiuta dai più noti critici letterari, semiotici, filosofi e linguisti (Lévi-Strauss, Propp, Bettelheim, Chomsky, Eco, ecc.), che abbiamo studiato a scuola e all'università. Una lettura delle fiabe fatta con la psicanalisi e la cifrematica, la scienza della parola. La sirenetta, Hänsel e Gretel, Il brutto anatroccolo, Cappuccetto Rosso, Il re nudo, Cenerentola, Pinocchio e tante altre storie vengono lette da Armando Verdiglione senza nessun debito verso l’ideologia propria dei più noti scrittori di fiabe e favole, che hanno reso universali tabù e superstizioni appartenenti alla loro epoca, alla loro religione, alla loro ideologia nazionale o al loro fantasma di morte. Armando Verdiglione si chiede come possano essere definite educative fiabe come quelle diffuse dalla pedagogia dell’infanzia, che propagandano la naturalità e, a volte, la necessità di costituirsi soggetti alla morte, a idee di matricidio, di parricidio, di fratricidio e d’infanticidio, oppure che inscrivono la vita entro una genealogia familiare, entro il cerchio della gnosi (fra l’origine naturale e la fine altrettanto naturale). Interrogandoci sulla fiaba, c’interroghiamo su come incomincia il nostro itinerario e come prosegue nella favola e nella saga, costituendo il nostro viaggio intellettuale. Da Edipo a Cristo, si svolge la fiaba, la favola e la saga dell’intera umanità, il suo viaggio verso il valore intellettuale assoluto, che è la civiltà. "La scommessa, per ciascuno di noi, è di scrivere la nostra saga". |