Straordinaria rappresentante di una Russia millenaria, Bella Achmadulina è oggi la più grande poetessa di questa immensa regione. Prima di lei, forse solo per ordine cronologico, Anna Achmatova e Marina Cvetaeva. Accanto a lei, per ricordare le battaglie di questo secolo, Josif Brodskij, Evgenij Evtušenko, Aleksandr Kušner.
Amore, ricordo e malinconia nel canto immaginifico dell'ultima rappresentante della triade d'oro della poesia russa femminile Raccolte in questo volume, le liriche di Bella Achmadulina restituiscono alla poesia il suo ruolo di forza creatrice, la sua capacità simbolica di reinventare la realtà attraverso una rete di corrispondenze imprevedibili tra natura e spirito. Nei versi limpidi e ritmati viene enfatizzato il potere simbolico della parola poetica, che amplia il suo significato originario per divenire una forma di realtà tout court, in grado di evocare luoghi, sentimenti, persone. All'ambiente naturale, fonte d'ispirazione, referente simbolico e specchio dei moti dell'anima, risponde l'apertura ai misteriosi territori dell'emozione: l'amore come sentimento pervasivo e vivificante, nonché condizione di mancanza e distacco, destino ineluttabile di incompletezza. In tempi di persecuzioni politiche e censura, la grande poetessa russa invoca libertà di spirito e di parola, caricando la sua poesia di responsabilità etica. Una ricerca costante del ruolo del poeta nella società “del disgelo” sovietico. Incontro e confronto col disagio dello stesso lettore. «Dopo tanto realismo socialista, la poesia torna a essere, grazie anche all'Achmadulina, libera invenzione della mente, della fantasia, del cuore». (Angelo Mundula, "L'Osservatore Romano")
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