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In materia di amore. Studi sul discorso isterico
Clinica. Collana internazionale di psichiatria
pp. 186
12,91 €
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L'amore è preso in una frazione. In quello che Leonardo Pisano chiama numerus ruptus. Trae con sé la rottura di ogni dialogo. La questione del tempo è avvertita nell'isteria nei termini del "troppo tardi" che autorizza ciascuna scena a situarsi nel tempo di amare. Sicché l'isteria è un formidabile sforzo di opporsi al godimento trattandolo nella rappresentazione del desiderio. Sicché, ancora, l'impossibilità di parlare del godimento fonda il discorso d'amore come discorso del desiderio. Il non avere non solo resta indicibile ma è rappresentato dal dare. In definitiva nell'isteria il godimento dimostra il teorema del desiderio, rappresentandosi come godimento dell'Altro. E quest'Altro ogni tanto si consacra a dare la prova. La prova che gode, dunque desidera. È un amore, quello dell'isteria, quanto mai autorevole: in una rappresentazione dell'autorità di cui fa il capo. "Ho un corpo" si dissimula dietro ciò che dà da vivere. Il corpo si costituisce così supporto della metafora dell'amore. Pertanto la tavola di verità. L'isteria fa del corpo un velo. Installandosi tra la causa e l'oggetto del desiderio. In questo modo la verità parla solo nella parodia che ne offre l'isteria ai suoi amanti. Amanti della verità e dell'isteria. Sta qui il suo causare. Nell'instaurazione dunque di un corpo ciarliero. Nell'offrire al discorso filosofico una verità come straniante. Che è già qualcosa di diverso dalla traduzione, compiuta dal sillogismo, della verità nella realtà. Il discorso isterico si articola in un gioco, in una messa tra parantesi della fede dell'analista. Buona o cattiva che sia. In questo gioco, l'investimento corre tra il fantasma e l'deale. L'ideale non consente al fantasma di realizzarsi. Sarebbe la sua estinzione. Impossibile del resto, perché se il fantasma c'è anche in ciò he io credo, il fantasma non è cio che io credo che sia tale.
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