Con l'illuminismo incomincia a stabilirsi il “luogo”, quindi la reclusione, rispetto a un problema sociale. Il presunto malato di mente veniva terrorizzato perché trovasse l'illuminazione giusta. Dall'illuminismo e dal Rinascimento in poi, c'è una gestione differente della pazzia, che, prima, era soltanto inscritta nella demonologia. È sempre opera di qualche diavolo: “Che diavolo hai?”. “Che diavolo stai facendo?”. “Che diavolo stai pensando?”. C'era quindi il fantasma di possessione. Poi, dopo, viene sostituito dal fantasma di alienazione. E alla base c'è il fantasma di padronanza che è proprio del discorso occidentale. Tutto avviene come se il “discorso scientifico”, psichiatrico, medico, avesse soltanto secolarizzato e laicizzato il discorso demonologico. Dove veniva praticato l'esorcismo, oggi viene operato un intervento coercitivo che va dalla camicia di forza all'elettroshock e poi allo psicofarmaco. Dove invece veniva praticata la confessione, lì si stabilisce la gamma variegata della psicoterapia. Quindi psicosi, nevrosi, a seconda del grado, della scala di gravità del male. Allora, ci siamo chiesti: quella che la mitologia medica e psichiatrica chiama psicosi, che cos'è? Qual è il disturbo assoluto per tale mitologia? È la materia. La materia della parola, irriducibile al concetto, alla convenzione, al naturale, al codice. Questi sono i primi passi compiuti rispetto alla cifrematica. (Armando Verdiglione)
Raccolta di contributi di scrittori e autori di Spirali, pubblicata nella collana "l'alingua - La cifrematica".
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